Officine Ortopediche Milano  

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Rubrica

Il polso

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L’articolazione del polso è formata dalle due ossa dell’avambraccio, radio ed ulna e dalle ossa della prima filiera del carpo.

 

Sotto l’aspetto funzionale è essenziale per il funzionamento della mano, permettendo di modificare l’orientamento delle dita e quindi agendo sulla prensione.

Meno interessata, rispetto ad altre articolazioni,da patologie ortopediche e degenerative, è invece molto frequente il suo coinvolgimento traumatico.

Le fratture del polso interessano prevalentemente il radio.

Sono tipiche di due fasce di età: la prima nel bambino, la seconda nell’adulto.

Avvengono per cadute banali, nelle comuni attività domestiche e, meno frequentemente per incidenti della strada, del lavoro o durante attività sportive.

 

Occasionalmente possono essere bilaterali, interessano l’estremo distale del radio secondo diverse modalità con rime di frattura che possono essere articolari o extrarticolari, prevedono generalmente un trattamento non chirurgico, hanno una buona prognosi, anche se spesso esitano in alterazioni morfologiche che tuttavia non condizionano in modo significativo la funzionalità.

 

Molto dolorose al momento del trauma, sono subito accompagnate da un gonfiore delle parti molli dovuto sia all’alterazione morfologica che ai disturbi del circolo locale.

Il trattamento più frequente prevede una manovra di riduzione che tende a riportare i frammenti nella posizione più corretta e una immobilizzazione che per essere del tutto efficiente deve interessare il gomito,allo scopo di evitare i movimenti di prono-supinazione del polso.

 

L’immobilità deve durare 30-35 gg;deve essere seguita da un periodo riabilitativo che può durare anche due mesi.

La riabilitazione è in queste fratture tappa essenziale.

 

Le complicanze sono rare,ma possibili e possono interessare i tendini ed il nervo mediano con lo sviluppo di una sindrome traumatica del canale del carpo che non raramente da segno di se precocemente e frequentemente viene trascurata.

E’ buona norma monitorare con radiografie in gesso la persistenza della stabilità della riduzione.

 

Il trattamento chirurgico di tali fratture è tuttavia in costante aumento.

Garantisce una migliore qualità della riduzione, permette di accorciare parzialmente i tempi di immobilizzazione, obbliga però ad un secondo intervento per la rimozione della sintesi che è generalmente costituita da una placca,fissata con viti.

E’ facile prevedere che, in futuro, diventerà un trattamento routinario, specie nel caso di soggetti adulti giovani.

 

Durante il periodo della riabilitazione, possono essere utili tutori per il polso che, alla rimozione del gesso o nel post-operatorio consentono di diminuire il dolore, di utilizzare l’arto con maggiore facilità e,perché no,hanno anche un effetto psicologico sul paziente che si sente più protetto e quindi più sicuro.

 

L’uso del tutore può essere esteso anche a traumi distorsivi del polso, ad infrazioni delle ossa del carpo, a semplici traumi contusivi.

Anche la non frequente patologia ortopedica,specie in fase acuta,come la condrocalcinosi della radio carpica, affezione che per le sue caratteristiche è definita pseudo-gotta,può giovarsi dell’uso di un tutore.

 
 

 

 

Prof.Dott. Emerico Luna

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