Il costante aumento dell’età di sopravvivenza, ha reso ancora più importanti le problematiche geriatriche, fra cui, naturalmente, quelle legate allo scheletro.
Va anzitutto ricordato che l’anziano è di per se stesso “fragile” per un complesso di motivi che non sono limitati all’osteoporosi.
Numerose sono infatti le concause dell’evento caduta che è alla base del trauma e quindi della frattura.
La minore abilità nel mantenere il controllo posturale, la minore acuità visiva, il peggioramento dei movimenti articolari, con conseguente impaccio motorio, sono tutte caratteristiche dell’età che contribuiscono a favorire l’evento traumatico.
Essendo escluse le occasioni di incidenti sportivi e del traffico, è evidente che il maggior numero di fratture avviene in ambiente domestico anche perché nella stessa casa si possono nascondere insidie come gradini, angoli poco illuminati, pavimenti scivolosi, uso di scarpe o pantofole non idonee.
Statisticamente è ampiamente dimostrato che i diversi tipi di fratture sono in relazione all’età del soggetto.
Facendo una divisione forzatamente schematica, ma aderente alla realtà, si può dire che la frattura del polso è appannaggio dell’anziano giovane mentre, con il passare degli anni, sono più frequenti le fratture della spalla e , ancora più avanti, le fratture del collo del femore e del bacino in generale.
E’ evidente la relazione con la diversa risposta protettiva alla caduta: sulla mano per attutire il trauma, sulla spalla e, più avanti, sempre più indifesi nell’attutire la caduta, sul femore.
La frattura del polso può essere composta o scomposta in diversi gradi.
Generalmente la cura è incruenta, limitata alle manovre di riduzione e alla confezione di un apparecchio gessato da tenere per circa 30 giorni.
Necessita di una buona rieducazione, è difficilmente gravata da complicanze,può lasciare degli esiti estetici,ma nel lungo termine, la funzionalità della mano e del polso riacquista uno standard di normalità.
In questo campo,si sta facendo strada una tendenza chirurgica che mira a ripristinare una normale anatomia e a favorire una ripresa precoce.
Naturalmente, come in tutte le chirurgie, le condizioni generali e locali del paziente, sommate alle sue esigenze funzionali, vanno soppesate prima dell’intervento.
Le fratture della spalla avvengono per trauma diretto, per caduta sul moncone della spalla.
Hanno tutta una gamma: dalle semplici fratture composte del trochite alle più importanti fratture scomposte con lussazione della testa dell’omero che perde il normale contatto con la cavità glenoidea della scapola.
Naturalmente, a seconda del grado di gravità si passa, per la terapia, da un semplice reggibraccio, alla classica fasciatura di Deasult, all’intervento chirurgico.
Anche per il ripristino della normale articolarità cioè del movimento, è necessaria una buona terapia riabilitativa che per questa articolazione, la spalla, è particolarmente importante e deve essere eseguita da mani esperte.
Difficilmente si arriva a riacquistare una normale motilità ,ma bisogna tenere presente che nell’anziano la spalla è già in parte compromessa, nel senso che l’escursione articolare, sui diversi piani, non è sempre completa.
Le fratture del collo femorale costituiscono un vasto capitolo ove è possibile distinguere diversi tipi di frattura a seconda della sede esatta in cui si verificano.
Per esempio, le fratture transcervicali interessano il collo del femore proprio nella sua parte intermedia mentre le sottocapitate sono proprio allla base della testa dove finisce il collo del femore.
Al di là di tali definizioni specialistiche, a livello divulgativo, è importante conoscere alcuni criteri.
Anzitutto la sede della frattura è importante perché tanto più si va verso la testa femorale tanto maggiore sarà la limitazione dell’apporto sanguigno (la vascolarizzazione) con conseguente difficoltà alla guarigione.
In secondo luogo, a seconda della sede della frattura, anche per i suddetti problemi di circolazione, il tipo di intervento chirurgico, oggi unica soluzione terapeutica, sarà diverso, a seconda appunto della sede.
In via schematica, tanto più sarà verso l’interno, tanto maggiore sarà l’uso delle protesi mentre se la frattura è laterale sarà indicata la riduzione e sintesi con i diversi mezzi, non protesici.
Naturalmente la divisione schematica in fratture del polso, della spalla e del femore (collo femorale) identifica la patologia più frequente, ma i distretti elencati non sono sede esclusiva.
A livello dell’arto superiore è abbastanza frequente la frattura della parte posteriore del gomito(olecrano); a livello dell’arto inferiore la frattura della parte finale del femore (metafisi distale) spesso scomposta, la frattura della rotula.
Si è fatto sin qui un rapido cenno alle fratture che avvengono per traumi, anche a bassa energia, favorite dell’osteoporosi fisiologica, ma esistono anche fratture non legate ad eventi traumatici. E’ il vasto capitolo dei cedimenti, che sono vere e proprie fratture dei corpi vertebrali, in particolare dorsali e lombari, isolate o multiple che avvengono spontaneamente e il cui trattamento è prevalentemente incruento, con utilizzo di corsetti, la cui gamma è molteplice.
Spesso misconosciute e superficialmenten etichettate come “dolori artrosici o reumatici” Anche in questo campo si stanno sviluppando nuove tecniche chirurgiche(vertobroplastica)che,naturalmente devono sempre tenere conto delle condizioni generali e locali del paziente anziano.
La prevenzione delle fratture dell’ anziano si avvale anche di semplici precauzioni:
- uso di calzature adatte dotate di suola antiscivolo,
- illuminazione, anche notturna, di gradini e superfici irregolari,
- non utilizzare scale nell’ambito della casa (per esempio, per cambiare una lampadina),
- alzarsi dal letto lentamente avendo cura di spostare le coperte,
- prestare attenzione agli scendiletto ed ai tappeti,
- adoperare maniglie nei posti a rischio.
Esistono poi fattori di rischio intrinseci:
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storia di frequenti cadute,
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uso di bastoni,
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presenza di malattie neurologiche,
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uso di farmaci in particolare ipnotici, sedativi e antidepressivi.
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Tipica frattura del polso nella
visione antero-posteriore

Frattura del polso nella
proiezione laterale

Frattura dell’estremo
prossimale dell’omero

Cedimenti vertebrali multipli
in grave cifosi

Frattura sottocapitata operata
con viti.
Tipo di frattura
“a rischio” per la possibilità
che non consolidi per scarso
apporto vascolare
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